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FRATTA

Fratta si sviluppa oggi lungo le principali vie di collegamento stradale che si diramano dalla piazza centrale del paese verso ogni direzione. La visita al piccolo centro rurale può avere inizio proprio dal centrale slargo di via Castello, dove il visitatore può facilmente trovare un agevole parcheggio. Guardando verso nord, spicca in modo evidente la chiesa dedicata a San Bernardino, che sappiamo sorgere in quel luogo fin dal XV secolo. Il primo documento che cita la chiesa risale infatti al 1487, e testimonia la difficile convivenza religiosa nella località tra le parrocchie di Teglio e Fossalta, con la richiesta formale da parte del feudatario del luogo, Giacomo Giorgio di Valvasone, di erigere una casa per un sacerdote che avesse fissa dimora in Fratta. Recentemente restaurata, la chiesa conserva al suo interno l’altare marmoreo del XVIII secolo, due statue lignee, una delle quali opera dello scultore Giuseppe Scalambrin e due pale d’altare di artista ignoto del XVII secolo. Nella facciata si può notare il rosone policromo con il trigramma Bernardiniano, disegnato dall’artista Dinetto. Uscendo dalla chiesa e imboccando a destra la strada provinciale n. 73 in direzione di Portogruaro si giunge, dopo una breve passeggiata, al sacello dedicato a Santa Sabida, una santa mai esistita nell’agiografia ufficiale ma legata all’osservanza ebraica del sabato. Al suo interno si possono ammirare l’affresco centrale raffigurante la santa, e i due laterali con Sant’Antonio con il Bambino da una parte e San Zenone vescovo (o San Biagio) dall’altra; recentemente restaurati, essi possono essere datati al XVII secolo. In Fratta doveva trovare sede un altro sacello, situato lungo la strada che portava verso nord a Teglio Veneto. Di quest’edificio, demolito nel 1821 ma che sappiamo essere dedicato alla Beata Vergine Maria e a Sant’Antonio di Padova, rimane oggi solo un’ancona votiva, visibile agli inizi di via Venchiaredo. Ritornando allo slargo di via Castello, il visitatore può subito raggiungere l’ingresso del Parco del Castello Fratta. Un vialetto alberato conduce ad una prima area visitabile, detta “cortino”. Qui si possono notare i resti della prima struttura difensiva voluta dai vescovi concordiesi intorno al IX secolo, ovvero una torre a pianta rettangolare che oggi accoglie al centro delle fondazioni il fusto di un’alta pianta di noce. Ospitato in un’antica casa quattrocentesca, il Museo del Castello di Fratta si apre sul “cortino” con un bel porticato a tre archi acuti. All’interno della struttura museale, attrezzata con tutti i più moderni supporti tecnologici, è possibile ammirare una delle più interessanti collezioni di ceramiche medievali e rinascimentali della regione, affiancata da un’accogliente stanza che vuole ricreare, con oggetti d’epoca e ricordi legati ad Ippolito Nievo, la cucina del castello descritta nelle Confessioni di un Italiano. Le sale superiori del complesso museale ospitano laboratori di restauro e la collezione civica delle opere a stampa riguardanti lo scrittore. Uscendo dal museo, un breve sentiero conduce al Parco di Marte e Flora in luogo del Castello di Fratta. Opera realizzata negli anni Novanta dall’Amministrazione Comunale, il parco comprende un’interessante area verde caratterizzata dalla ricostruzione delle mura di cinta dell’antico castello con partiture arboree e del complesso palaziale centrale con un suggestivo labirinto a raso. Immersi nel verde del parco sono visibili anche i pochi resti archeologici venuti alla luce durante gli scavi: si possono riconoscere due pozzi e un breve tratto delle mura castellane. In base alla documentazione iconografica è stato ricostruito anche l’antico terrapieno, che costituiva la prima cinta difensiva, strutturandone il declivio a spalti per un teatro all’aperto. Chi, uscendo dal parco, volesse raggiungere Fossalta di Portogruaro a piedi o in bicicletta, può farlo grazie ad un’agevole strada campestre detta “stradina di San Carlo”. La strada, circondata da numerose specie arboree recentemente piantate secondo un progetto di riqualificazione ambientale, ospita a metà del percorso un solitario oratorio dedicato a San Carlo, nel quale si possono riconoscere alcuni affreschi del XVII secolo.


 
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